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L'Amore incarnato non puo' diventare religione: La mia confessione di fede
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L'Amore incarnato non puo' diventare religione: La mia confessione di fede
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Nel primo volume "Il Cristo laico dei Vangeli sinottici", ho cercato di spiegare il perché io ritengo che la chiesa cristiana, nei secoli, abbia travisato gli intendimenti di Gesù, che non è venuto per farsi mettere su un altare per farsi adorare, ma è venuto per annunciare la misericordia salvatrice di Dio e per sollecitarci a cambiare il nostro modo di vivere e di pensare, per il nostro benessere materiale e spirituale. La chiesa invece spesso ha messo da parte il "sermone sul monte" (che sono i princìpi di vita alternativa per un vivere sano ed in armonia con il Creatore ed il prossimo), subordinandolo a pratiche religiose inutili, che non richiedono cambiamento ma assuefazione e il mantenimento dello statu quo. Per fare questo, ho cercato di dimostrare la spinta rivoluzionaria del suo messaggio, se inserito nella mentalità del tempo, mettendo in evidenza l'assurdità dei sacrifici, i punti importanti della Riforma protestante, parzialmente rivisti alla luce della SOLA GRAZIA e dell'AGAPE di Cristo, che non chiede un contraccambio per la nostra salvezza, in quanto le sue esortazioni -ripeto- sono rivolte al nostro bene e non ad un'adorazione fine a se stessa ed egoistica. Gesù è venuto per farci comprendere che il Dio della religione aridamente formalista (non solo ebraica) non corrisponde al Dio misericordioso che ama e che perdona. Pertanto, ci chiama al ravvedimento, ad essere protagonisti di cambiamento e ad annunziare questa grande notizia a tutti i popoli, non perché minacciati dal fuoco dell'inferno, ma perché le persone e le nazioni abbandonino i loro dei egoisti (inventati dalla mente umana) per rivolgersi al Dio della Rivelazione e dell'amore, l'unico che può dare senso alla vita, che può donare una vera libertà nella dignità propria e degli altri, che interviene per mutare la storia e che soccorre. In altre parole, Gesù laico (che, da laico, si rivolge alla gente qualunque e non alla casta sacerdotale) ci presenta un DIO LAICO, che ai riti inutili preferisce azioni di grazia e di solidarietà, di giustizia e di pace. Non si tratta allora di cambiare o di mutilare la Scrittura, ma di rileggerla, possibilmente spogliata dalla religiosità frenante con cui (in buona fede) è stata "protetta" anche dagli scrittori biblici, figli della loro storia e del loro modo di concepire l'adorazione alla divinità.