"Voglio vedere Hetty," disse una voce imperiosa da bambino. "No, no; non questa mattina, signorina Nan, cara. " "Io voglio vedere Hetty", fu la risposta rapida e impaziente. E un faccino robusto e indignato alzò lo sguardo verso l'Infermiera, per vedere l'effetto delle ultime parole decisive. Non trovando una risposta affermativa sul viso placido dell'infermiera, le piccole labbra si chiusero saldamente - due fossette andavano e venivano su due guance molto rotonde - i maliziosi occhi marroni si riempirono di risate, e un attimo dopo la piccola interrogante si fece strada attraverso un e stava trotterellando giù per le ampie scale di pietra e attraverso un pianerottolo fino alla camera di Hetty. La porta della stanza era aperta, così entrò il vagabondo. Un letto con le lenzuola tutte buttate qua e là, una pantofola mezza logora sul pavimento, una toeletta molto disordinata incontrò i suoi occhi, ma nessuna Hetty. "Io voglio Hetty, me lo voglio", disse la voce acuta, e poi i piedini iniziarono un pellegrinaggio attento e vigile, le labbra ancora saldamente chiuse, le fossette che andavano e venivano e gli occhi lanciavano molti sguardi verso l'alto in direzione dell'Infermiera e la scuola materna. Nessuna ricerca ancora e grande, grande speranza di trovare Hetty da qualche parte nelle regioni più basse. Ah, ora che bello! quelle scale pericolose erano state scese e la vocina che chiamava Hetty in tono acuto risuonò nell'ampio corridoio.